MON DINE
1992
olio su linoleum / oil on linoleum

190 x 140 cm

TORRE DI TORRONE
1968
scatole di torrone / nougat boxes dimensioni variabili / variable size

GERUSALEMME

1989
bronzo / bronze

164 x 110 cm

METTERCI UNA PIETRA SOPRA
1999
olio e pietre su linoleum / oil and stones on linoleum

220 x 130 cm

TAPPETI STESI
1997
olio su eraclite / oil on eraclit

190 x 120 cm

Aldo Mondino. Regole per l’inganno

05.04.2023 – 17.06.2023

VIRTUAL 3D TOUR

 

BUILDING è lieta di presentare, dal 5 aprile al 17 giugno 2023, la mostra Aldo Mondino. Regole per l’inganno, a cura di Alberto Fiz e con la collaborazione dell’Archivio Aldo Mondino, dedicata a uno dei più significativi protagonisti della scena artistica internazionale del dopoguerra.

 

Attraverso una selezione di circa quaranta opere fra dipinti, disegni, sculture e installazioni realizzate tra il 1963 e il 2003, la retrospettiva ripercorre  le tappe fondamentali dell’indagine di Aldo Mondino (Torino, 1938 – 2005) evidenziando l’originalità di una ricerca ironica e trasgressiva che ha messo costantemente in discussione i dogmi estetici che si sono succeduti sin dagli anni Sessanta.

Pur partecipando in maniera attiva al clima dell’Arte Povera, Mondino preannuncia, con largo anticipo, la crisi delle ideologie. “La sua passione per l’arte nelle sue infinite declinazioni lo ha condotto a un’indagine di cosciente opposizione verso un sistema omologato, innescando un processo di appropriazione indebita che gli ha consentito di sviluppare un dialogo controverso e attualissimo con la contemporaneità“, afferma Alberto Fiz.

Una ricerca, quella di Mondino, che ha saputo incidere su linguaggio dell’arte diventando un punto di riferimento per la nuova generazione di artisti, come dimostra ad esempio il lavoro di Maurizio Cattelan che in un’intervista immaginaria (ma non troppo) con Mondino gli fa dire: “Un tempo ero convinto che la società di oggi fosse sull’orlo del baratro e che io dovessi essere l’ultimo dei suoi testimoni“.

 

Aldo Mondino. Regole per l’inganno si snoda lungo tre dei piani espositivi di BUILDING.

La mostra prende avvio al piano terra dove appare evidente il dialogo a distanza con l’Arte a partire dall’opera emblematica Torre di torrone (1968), nella quale l’artificio architettonico dà vita a una costruzione di scatole di torrone. L’esperienza degli anni  Sessanta viene ripercorsa grazie a una serie di lavori concettuali come ad esempio la serie dei Palloncini (1965-1972) – nella quale si va incontro alla sospensione della pittura che sale verso l’alto, creando un’illusione ottica motivata dal movimento del palloncino che trasporta con sé il dipinto (tra i Palloncini non manca nemmeno quello intitolato Analogia con Paolini del 1967) – e la serie dei Quadri a quadretti (1963-1964) – in cui ogni forma di regola viene ribaltata utilizzando l’immagine come strumento di provocazione dove la perdita dell’aura e la regressione segnica consente all’opera di recuperare una nuova centralità. Non mancano poi le Cadute e le Bilance dove Mondino trasforma  la pittura in un’esperienza fisica utilizzando il pigmento come fosse un materiale primario sviluppando un percorso parallelo a quello dell’Arte Povera che negli stessi anni s’interrogava su concetti quali peso, tensione ed equilibrio. Insieme a Mon Dine, un grande ritratto dove incrocia la propria immagine con quella dell’artista americano Jim Dine e a una rara serie di disegni, il piano terra si completa con la sorprendente piscina di marshmallow (sono i soffici cilindretti di zucchero) composta da un mosaico aromatizzato per immergersi nelle irraggiungibili “acque” mondiniane dal momento che il luogo del benessere non solo è effimero, persino un po’ nauseante, ma è privo di una via d’accesso dal momento che la scaletta della piscina è posizionata troppo in basso.

 

Al primo piano la rassegna si concentra sugli aspetti forse più popolari dell’arte di Mondino, ovvero quelli relativi all’Oriente, frutto di  un’ampia ricerca iniziata nei primi anni  Ottanta. Sono presentate, fra le altre, l’opera The Byzantine World (1999), realizzata con 12 mila cioccolatini e alcuni significativi lavori della serie Tappeti stesi (1990-1992) in eraclite, un materiale industriale utilizzato nell’edilizia, dove gli antichi tappeti sovrapposti diventano l’occasione per una rinnovata sperimentazione. Infine, alzando gli occhi verso l’alto si scorge Jugen stilo (1993), il celebre lampadario realizzato con penne bic che strizza l’occhio alla decorazione Jugendstil così come agli esemplari presenti nelle moschee, mentre a terra è disposto Raccolto in preghiera (1986), un tappeto effimero di granaglie con un titolo ambiguo dove “raccolto” identifica il raccoglimento spirituale del fedele ma anche i benefici del contadino.

Aldo Mondino. Regole per l’inganno propone inoltre una selezione di opere di argomento ebraico, nelle quali la religione è affrontata con la consueta ironia filtrata da un’attenzione specifica nei confronti delle tradizioni e delle ritualità. In questo ambito, viene presentata la scultura in bronzo Gerusalemme (1988) con i cappelli degli ortodossi appoggiati su una palma che diventa attaccapanni, oltre a due dipinti emblematici 18 KISLEV 5751 (1990) e Metterci una pietra sopra (1999). Viene poi ricostruito Muro del pianto, un’imponente installazione di zucchero bianco e zucchero di canna con l’inserimento di cespugli veri che si estende per sei metri evocando il luogo ebraico più sacro.

 

L’indagine sui materiali,  alla base degli inganni visivi che hanno caratterizzato la produzione di Mondino si accompagna con la ricerca plastica, talvolta trascurata, e un tocco di esotico viene rappresentato da Scultura un corno con una serie di elefanti sovrapposti ricoperta di cioccolato, tra i materiali più apprezzati da Mondino che in tal modifica lo status delle sue opere che da monumentali diventano simbolicamente commestibili.

 

Soffermandosi sull’attenzione che l’artista riservava al continuo dialogo con la storia dell’arte, il secondo piano della rassegna è interamente dedicato agli omaggi, dove si sviluppa un percorso trasversale tra generi, stili e miti. Quella che compie Mondino è un’operazione meta artistica con un mosaico del 2003 intitolato emblematicamente Calpestar le uova che cita ironicamente Maternità con le uova, uno dei soggetti più caratteristici della pittura di Felice Casorati che si ritrova anche in una storica composizione del 1964 Pittura coprente. La serie degli omaggi passa attraverso le avanguardie storiche con La mamma di Boccioni un’opera in bronzo nata da una versione in caramelle alla menta a cui l’artista ha aggiunto due palle da bowling in sostituzione dei seni. Di Marcel Duchamp poi compare Ortisei che cita esplicitamente Tonsura, il ritratto che gli fece nel 1919 Man Ray con la stella a cinque punte tra i capelli. Non poteva mancare Ruota di bicicletta trasformata nel 1980 da Mondino in Ciclo e riciclo con una ruota di bicicletta a cui sono applicate scarpe veneziane. All’amico fraterno Alighiero Boetti, con il quale ha condiviso molte passioni e in particolare i viaggi in Oriente. Mondino dedica un ciclo di dipinti Ali-Ali-Alighiero, Essaouria: il trittico, di quasi tre metri, esposto in mostra è tra i più importanti della serie: il cielo della città marocchina molto amata dai due artisti, e il volo dei gabbiani ricorda oltre ai cieli, i famosi areoplanini di Boetti. La mostra si completa con la quadreria di Mondino e l’esposizione di vari rari ritratti dello stesso formato che hanno come riferimento l’arte, la musica e la letteratura in una carrellata che comprende alcuni famosi protagonisti dell’arte e della cultura, da André Masson a Gertrude Stein; da Otto Dix a Arnold Schönberg. Sono magie pittoriche straordinarie rispetto a un artista che ha saputo reinterpretare un genere che appariva desueto come quello della ritrattistica.

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