Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 7/12. Virginia Zanetti

ph. Ilaria Maiorino

 

Virginia Zanetti
δύτης / Tuffatore, 2023
vetro temperato linea azzurra, scritta sabbiata
150 x 31,25 x 1 cm

ph. Ilaria Maiorino

 

Virginia Zanetti

Studio per δύτης / Tuffatore, 2023

still video

 

Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 7/12. Virginia Zanetti

ph. Ilaria Maiorino

Equorea – 7/12. Virginia Zanetti

04.07.2023 – 28.07.2023

Dal 4 luglio 2023 al 28 luglio 2023, BUILDINGBOX ospita l’opera δύτης / Tuffatore dell’artista Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).

 

In tutte le culture, l’acqua è fonte e origine della vita umana. Fondamentale per l’uomo, non solo per le sue funzioni puramente pratiche, è al centro di culti e mitologie, che legano il mondo del sacro al profano. Non solo, in accezione simbolica, l’acqua svela la sua natura dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla morte. È quest’ambivalenza, e la sua capacità di unire idealmente due mondi inconciliabili, a ispirare l’opera di Virginia Zanetti: δύτης / Tuffatore – prodotta in occasione del progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX. L’installazione è un esplicito rimando all’affresco sulla lastra di copertura della Tomba del Tuffatore, manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia, rinvenuta in una piccola necropoli vicino a Paestum. Raro esempio di pittura greca, nel dipinto l’acqua rappresenta l’elemento simbolico capace di collegare il mondo terreno a quello ultraterreno.
L’opera di Zanetti richiama idealmente la possibilità di collegare questi due mondi: realizzata in vetro e incastonata all’interno dello spazio, ha la forma e le dimensioni di un trampolino per tuffatori olimpionici. Privato della sua funzione di slancio dal materiale fragile che lo compone – opposto a quello resiliente ed elastico che lo contraddistingue normalmente – e decontestualizzato, il “trampolino” diventa attivatore di significati simbolici, leggeri e profondi, ironici e drammatici allo stesso tempo. Il titolo δύτης / Tuffatore, inciso in greco sul trampolino (nella pronuncia greca è una parola quasi onomatopeica, “diùtees” suona prima come l’impatto secco del tuffo e poi come la lunga scia di frescura dell’immersione sott’acqua) evoca una presenza umana potenziale, invita a immaginarsi nella posizione di chi si colloca sulla pedana prima di tuffarsi, e metaforicamente a immedesimarsi nell’atto di compiere un’azione capace di cambiare il proprio destino. Il trampolino, infatti, evoca l’illusione di volare solo per pochi secondi prima di cadere e quella libertà di scelta tra il movimento verso gli abissi della profondità e delle altezze.

 

L’esposizione costituisce il settimo appuntamento di Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi che, dal 7 gennaio 2023 al 9 gennaio 2024, coinvolge nello spazio di BUILDINGBOX dodici artisti contemporanei italiani, invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, scanditi dal calendario lunare.

Il titolo rimanda alla poesia Falsetto (1923) di Eugenio Montale, raccolta in Ossi di Seppia (1925), dove l’autore, presentando il personaggio di Esterina come una “equorea creatura”, parla del mare come della vita e della meraviglia di vivere senza preoccupazioni per il futuro: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”. L’immagine di Montale è rappresentativa della consuetudine umana di associare l’acqua all’esistenza. Mircea Eliade nel suo Trattato di Storia delle Religioni (1949) la descrive come la totalità delle virtualità, la matrice di tutte le possibilità di vita, fondamento del mondo intero. L’acqua è all’origine di ogni manifestazione cosmica, simboleggia la sostanza primordiale dalla quale nascono tutte le forme, e alla quale tornano, per regressione o cataclisma. L’acqua fu al principio e torna alla fine di ogni ciclo storico o cosmico. Esisterà sempre, mai sola perché germinativa, racchiudendo nella propria unità indivisa le virtualità di tutte le forme. Nella cosmogonia, nel mito, nel rituale, nell’iconografia, l’acqua svolge la stessa funzione: precede ogni forma e sostiene ogni creazione. Simbolo di vita, dà al divenire universale una struttura ciclica.

 

Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree vive (che si verificano mensilmente quando Luna, Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 1982),  Barbara De Ponti (Milano, 1975), Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).

 

Gli interventi presentati in Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti come site-specific (in alcuni casi inediti e in altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni elemento naturale e più in generale come forma di vita e di possibilità di creazione. Tematica che non è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che genera anche una particolare riflessione verso scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al suo deperimento. L’origine dell’acqua sul nostro pianeta non ha ancora trovato una spiegazione scientifica certa; generata dalla frantumazione di comete o meteoriti precipitate dallo spazio o da esplosioni vulcaniche in tempi antichissimi, la sua presenza risale nell’immaginario collettivo al momento mitologico della creazione che racchiude idealmente l’esistenza possibile di ogni cosa.

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