Giosetta Fioroni
Murasaki, 2006
ceramica policroma
100 × 45 × 40 cm

FAVENTIA – 11/12. Giosetta Fioroni

12.11.2024 – 11.12.2024

Dal 12 novembre 2024 all’11 dicembre 2024, BUILDINGBOX ospita la scultura Murasaki (2006) dell’artista Giosetta Fioroni (Roma, 1932).

 

La scultura appartiene al ciclo dei Vestiti, lavori che Fioroni dedica ad alcune delle sue “eroine letterarie” predilette, evocando, per mezzo delle vesti e dei colori, la loro identità e il loro destino.
Facendo seguito a un’ampia produzione in ceramica che ha visto l’artista alle prese con Teatrini e Case (generati dalla memoria dei giochi d’infanzia), Steli e Alberi, Scatole e Formelle (dove compaiono anche i versi di autori come Sandro Penna, Goffredo Parise, Wystan Hugh Auden), i Vestiti sono ispirati alle protagoniste di libri scritti da Johann Wolfgang von Goethe, Theodor Fontane, Ippolito Nievo, Robert Musil. “Sono pensati come vestiti in piedi, mossi nella creta e iperpittorici nella coloritura della ceramica. Semplicemente immobili nel portamento”, afferma l’artista. Concepiti in forme stilizzate e arcaiche, alludono a corpi femminili acefali e monchi e riportano alla mente personaggi leggendari, fiabe antiche e donne moderne.
L’opera Murasaki, qui esposta, si riferisce alla leggendaria scrittrice e dama di corte giapponese vissuta tra X e XI secolo. Nel suo libro più noto – La storia di Genji – Murasaki Shikibu descrive la vita di corte del suo tempo, tra cerimonie, intrighi, amori e tradimenti. L’autrice era abile nella scrittura e nella musica, conosceva nei minimi dettagli le regole di comportamento e i giochi di corte, e la sua influenza continua a vivere nel teatro e ad ispirare l’arte giapponese e non solo.
Murasaki non è il vero nome della scrittrice, ma un suo soprannome; venne chiamata in tal modo perché amava indossare abiti viola (il termine in giapponese ne indica il caratteristico colore), era esperta nella creazione di vesti colorate con grande talento nel riprodurre i colori della stagione, e amava rivolgersi ai personaggi femminili dei suoi racconti facendo riferimento al colore dei loro abiti.
Aspetti che Fioroni ama ribadire nella scelta del luminoso kimono dorato con cui “veste” la sua eroina permettendoci, con essa, di addentrarci in un mondo fantastico, così lontano, così ben evocato tanto dalla scrittrice, quanto dall’artista.

 

Dal 12 gennaio 2024 all’11 gennaio 2025, BUILDINGBOX presenta FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea, un progetto espositivo a cura di Roberto Lacarbonara e Gaspare Luigi Marcone che coinvolge dodici artisti italiani chiamati a esporre sculture e installazioni realizzate in ceramica: un programma dedicato alla secolare tradizione artistica della città di Faenza, tra i principali distretti produttivi nazionali, nonché sede ed epicentro di progetti e musei tematici come il “MIC Museo Internazionale delle Ceramiche”, il “Premio Faenza” e il “Museo Carlo Zauli”. Inoltre, la rassegna nasce come forma di omaggio verso un territorio segnato dall’alluvione del maggio 2023. Come nella consueta programmazione annuale di BUILDINGBOX, la rassegna ospita interventi a cadenza mensile. In questa edizione, la presentazione delle opere avverrà il 12 di ogni mese: “numerologia” che allude alla ciclicità e alla sintesi tra elementi terreni, spirituali e temporali, oltre alle numerose simbologie legate al numero 12 nella storia e nelle culture di diverse parti del mondo.

 

Il progetto rappresenta una mappatura e una sintesi di alcune delle principali espressioni artistiche legate alla ceramica del XX e XXI secolo, promuovendo un avvicendamento tra autori di diverse generazioni che, in maniera ricorrente o sporadica rispetto alla propria produzione, usano le tecniche di lavorazione dell’argilla proseguendo, recuperando o rivoluzionando la straordinaria manualità della formatura e il valore cromatico-luministico delle smaltature.

Città divenuta sinonimo della ceramica maiolicata in molte lingue – il francese (faïance), l’inglese (faience) – l’antica Faventia è terra di produzione artigiana sin dall’epoca romana, caratteristica che sarà potenziata nei secoli successivi. In anni recenti molti sono gli artisti che hanno fatto ricorso alle fornaci faentine – anche grazie a progetti di residenze, mostre, workshop, premi, riviste – per la produzione artistica di sculture di medie e grandi dimensioni, spesso pensate per uno sviluppo ambientale e installativo. L’atto primario e demiurgico di forgiare la terra conferisce alla ceramica uno statuto esclusivo, quasi un’ontologia, la condizione aurorale della scultura. Nell’immediatezza plastica della manipolazione che precorre la cristallizzazione di una cottura, vi è tutta la naturalezza di un procedere per trasformazioni lente e meditate tra progettualità e casualità. Nella ceramica, come in un disegno, c’è il seme di un’origine, quella sorgività dell’immagine e delle cose nell’attimo stesso del loro concepimento. Dunque, la ceramica – al di là delle categorizzazioni tra artigianato, arte, oggetto d’uso, pezzo unico o seriale – detiene una intermedietà (o intermedialità) tra pensiero e gesto, tra segno e plastica, tra forma e colore operando, inoltre, con vari elementi naturali come terra, acqua e fuoco e ibridando linguaggi, tecniche, ricerche e conoscenze tra gli artisti e gli artigiani.

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