Veduta del Bus de la Lum nell’altopiano del Cansiglio,
courtesy Studio Nico Vascellari

FAVENTIA – 9/12. Nico Vascellari

12.09.2024 – 11.10.2024

Dal 12 settembre 2024 all’11 ottobre 2024, BUILDINGBOX ospita Buco Della Luce (2024) dell’artista Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976).

 

Il titolo della scultura rimanda al nome dialettale del cosiddetto Bus de la Lum, grande gola naturale di origine carsica nel cuore della foresta del Cansiglio, luogo poco distante dallo studio dell’artista a Vittorio Veneto e già al centro di numerose perlustrazioni e atti performativi.
I fuochi fatui emessi dalle carcasse di animali in decomposizione, caduti accidentalmente o gettati nella voragine, hanno alimentato, sin da tempi antichi, leggende e storie popolari che ritenevano il sito un luogo di rituali magici operati da streghe alle prese con il rapimento e l’uccisione di bambini catturati nella foresta.
Nel secolo scorso, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, Bus de la Lum divenne tristemente noto per essere impiegato come una foiba dove trovarono la morte molti esseri umani, a volte gettati vivi all’interno del burrone con i polsi legati dietro la schiena.
La scultura in terracotta è il risultato della rovinosa caduta di una massa di argilla modellata secondo le sembianze e il peso dell’artista. Alcuni dettagli rievocano segni di violenza e martirio di una iconografia storica e immaginaria (corde, travi di legno) impressi nella materia; emergono la forza e la violenza con cui il gesto è stato perpetrato dall’artista, evidenziando l’assonanza tra corpo della scultura e corpo organico, umano o animale. Il lavoro potrebbe essere letto anche come metafora della figura dell’artista pronto a “saltare nel vuoto” – andando a volte incontro all’autodistruzione o all’autolesionismo – ovvero a sperimentare e a superare determinati limiti fisici e concettuali.
L’opera è stata realizzata presso la Bottega d’Arte Ceramica Gatti di Faenza.

 

Dal 12 gennaio 2024 all’11 gennaio 2025, BUILDINGBOX presenta FAVENTIA. Ceramica italiana contemporanea, un progetto espositivo a cura di Roberto Lacarbonara e Gaspare Luigi Marcone che coinvolge dodici artisti italiani chiamati a esporre sculture e installazioni realizzate in ceramica: un programma dedicato alla secolare tradizione artistica della città di Faenza, tra i principali distretti produttivi nazionali, nonché sede ed epicentro di progetti e musei tematici come il “MIC Museo Internazionale delle Ceramiche”, il “Premio Faenza” e il “Museo Carlo Zauli”. Inoltre, la rassegna nasce come forma di omaggio verso un territorio segnato dall’alluvione del maggio 2023. Come nella consueta programmazione annuale di BUILDINGBOX, la rassegna ospita interventi a cadenza mensile. In questa edizione, la presentazione delle opere avverrà il 12 di ogni mese: “numerologia” che allude alla ciclicità e alla sintesi tra elementi terreni, spirituali e temporali, oltre alle numerose simbologie legate al numero 12 nella storia e nelle culture di diverse parti del mondo.

 

Il progetto rappresenta una mappatura e una sintesi di alcune delle principali espressioni artistiche legate alla ceramica del XX e XXI secolo, promuovendo un avvicendamento tra autori di diverse generazioni che, in maniera ricorrente o sporadica rispetto alla propria produzione, usano le tecniche di lavorazione dell’argilla proseguendo, recuperando o rivoluzionando la straordinaria manualità della formatura e il valore cromatico-luministico delle smaltature.

Città divenuta sinonimo della ceramica maiolicata in molte lingue – il francese (faïance), l’inglese (faience) – l’antica Faventia è terra di produzione artigiana sin dall’epoca romana, caratteristica che sarà potenziata nei secoli successivi. In anni recenti molti sono gli artisti che hanno fatto ricorso alle fornaci faentine – anche grazie a progetti di residenze, mostre, workshop, premi, riviste – per la produzione artistica di sculture di medie e grandi dimensioni, spesso pensate per uno sviluppo ambientale e installativo. L’atto primario e demiurgico di forgiare la terra conferisce alla ceramica uno statuto esclusivo, quasi un’ontologia, la condizione aurorale della scultura. Nell’immediatezza plastica della manipolazione che precorre la cristallizzazione di una cottura, vi è tutta la naturalezza di un procedere per trasformazioni lente e meditate tra progettualità e casualità. Nella ceramica, come in un disegno, c’è il seme di un’origine, quella sorgività dell’immagine e delle cose nell’attimo stesso del loro concepimento. Dunque, la ceramica – al di là delle categorizzazioni tra artigianato, arte, oggetto d’uso, pezzo unico o seriale – detiene una intermedietà (o intermedialità) tra pensiero e gesto, tra segno e plastica, tra forma e colore operando, inoltre, con vari elementi naturali come terra, acqua e fuoco e ibridando linguaggi, tecniche, ricerche e conoscenze tra gli artisti e gli artigiani.

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