Filippo Manzini, Pratica (2022)
immagine tratta dalla performance Pratica, 2022, Chiesa Santa Gianna Beretta, Molla, Milano
ph. Patrick Toomey-Neri

 

Filippo Manzini, Untitled (2023)
legno, marmo
120 x 40 x 18 cm
immagine tratta dalla performance Orecchio Assoluto, 2023, ASSAB ONE, Milano
da un’idea di Remo Salvadori
ph. Andrea Rossetti

Filippo Manzini. Lavoro sul campo

16.09.2025 – 20.09.2025

Da martedì 16 a sabato 20 settembre 2025, BUILDING TERZO PIANO presenta Lavoro sul campo una mostra-evento di Filippo Manzini, che presenta una selezione di lavori dell’artista tra opere inedite e produzioni site-specific realizzate per l’esposizione.

In occasione dell’opening, martedì 16 settembre 2025 dalle ore 19.00, l’artista interverrà negli spazi di BUILDING TERZO PIANO presentando al pubblico una performance inedita, un’azione che produrrà una nuova installazione site-specific.
Lavoro sul campo è accompagnata da un testo critico di Giorgio Verzotti, il cui contributo offre uno sguardo approfondito sulla poetica della pratica artistica di Manzini.

 

Gli interventi dell’artista nascono in relazione allo spazio espositivo e sono pensati appositamente per la loro istallazione. Per Manzini l’arte è un’esperienza vissuta attraverso le diverse pratiche artistiche, in particolare la performance, le  installazioni site-specific e le opere fotografiche: l’artista intende donare questi momenti della propria intimità al pubblico, che è chiamato ad essere partecipe. Le opere presenti in mostra sono accomunate dal tema della tensione, un aspetto cardine della ricerca di Manzini. Le diverse forme espressive presentate concorrono a rendere la mostra un’entità unica, restituendo un quadro complessivo della sua ricerca: le opere esposte, infatti, non sono semplici elementi isolati, ma contribuiscono a definire un’esperienza complessiva che tiene conto dell’ambiente che le ospita.

 

Attraverso interventi minimi innesto sottili perturbazioni nella normale percezione dell’architettura che ospita le mie pratiche. Spesso le mie sculture nascono da un’esperienza performativa, diventando poi fotografie che valgono come eventi plastici rimemorati. Tra l’immagine e l’oggetto ritratto, esposto in mostra, si crea così un equivalente di ricerca formale. Per me l’atto che intercorre nel comporre l’opera è un elemento fondamentale” – dichiara l’artista in merito alla sua pratica.

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