Fabrizio Cotognini
Hybridatio Mundi (dettaglio)
2011
microfusione in bronzo, marmo verde del Guatemala
dimensioni variabili
ph. P-38 studio

 

Fabrizio Cotognini
Tesla Mobile – Nikola Tesla
dalla serie Distopie
2024
matite, inchiostro, biacca, acquerello su incisione originale XVIII secolo
57 x 77 cm
(75 x 95 cm con cornice)
ph. P-38 studio

 

Fabrizio Cotognini
L’Androgino e il Doppio #6
2024
biacca, inchiostro bianco, foglia d’oro 24K su carta francese nera
42 x 30 cm
(45 x 32,5 cm con cornice)
ph. P-38 studio

 

Fabrizio Cotognini
Il Puro Folle, L’Androgino
dalla serie Parsifal
2024
matita, inchiostro, pastello, biacca, acquerello, mylar su incisione originale del XVIII secolo
39 x 25 cm
(52,5 x 39,5 cm con cornice)
ph. P-38 studio

 

Fabrizio Cotognini
Rosae
2024
inchiostro, matita, pastello, mylar su incisione originale del XVIII secolo
53 x 36 cm
(72,5 x 52,5 cm con cornice)
ph. P-38 studio

 

Fabrizio Cotognini
The Song of the Stars – John Dee
dalla serie Mappe Celesti
2025
biacca, pantone, acquerello, inchiostro su incisione originale del XVII secolo montata su carta nera francese 102 x 102 cm
(110 x 110 cm con cornice)
ph. P-38 studio

 

Fabrizio Cotognini
L’Iperboreo – Cartone Preparatorio #11
2025
penna Bic su Duralar
42 x 30 cm
(56,5 x 44 cm con cornice)
ph. P-38 studio

Transitum

03.04.2025 – 19.07.2025

Transitum
mostra personale di Fabrizio Cotognini
a cura di Marina Dacci

dal 3 aprile al 19 luglio 2025
Opening: mercoledì 2 aprile 2025 dalle 17 alle 20

 

 

Sede espositiva aggiuntiva:

 

dal 3 aprile al 5 luglio 2025
GALLERIA MOSHE TABIBNIA
via Brera 3, 20121 Milano
martedì – sabato, 10 – 19
www.moshetabibnia.com

 

Dal 3 aprile al 19 luglio 2025, BUILDING GALLERY presenta Transitum, mostra personale dell’artista Fabrizio Cotognini, a cura di Marina Dacci.

L’esposizione, primo progetto personale dell’artista negli spazi della galleria, è concepita come un excursus sulla sua ricerca artistica, articolata in diversi capitoli, che si intrecciano con fluidità nello spazio espositivo in una ragnatela di connessioni.

In questo articolato percorso, in BUILDING GALLERY trova spazio una vasta selezione di oltre 90 opere realizzate appositamente per le mostra, tra cui microfusioni, sculture, installazioni e disegni, (alcuni dei quali realizzati su incisioni del XVIII secolo, di cui Cotognini è appassionato collezionista).

 

La mostra esplora e attinge a piene mani a iconografie del passato ispirate dall’epica, dalla mitologia, dall’alchimia.
In questa macro-narrazione prendono corpo concetti di trasformazione, memoria, identità e conoscenza in cui la forza delle imagines agentes attualizzano il nostro rapporto con l’antico per interrogare il nostro presente. Imagines agentes, dunque, i cui elementi figurativi agiscono come condensazioni temporali in grado di attivare la nostra memoria.

 

Come osserva la curatrice Marina Dacci: “Il titolo della mostra diviene metafora della postura dello stesso artista orientato a una ricerca continua. Transitum racconta un potenziale infinito sia della materia sia della natura umana: la natura in rapporto all’uomo si affaccia prepotentemente in tutta la mostra, letteralmente a volo d’uccello.”

 

Proprio uno stormo di uccellini, realizzati in microfusioni di bronzo e dal titolo Hybridatio Mundi (2024-2025), si posa negli spazi della galleria, come simbolo di unione tra il cielo e la terra, tra mondo divino e umano. Disseminati sui balconi e sui terrazzi esterni, così come nel percorso di mostra dei tre piani interni, gli uccellini incarnano per eccellenza il simbolo della rinascita e della trasformazione.

 

È proprio la trasformazione alla base di tutto il progetto espositivo modulandosi su molteplici piani: trasformazione intesa come dimensione evolutiva del sé, ma anche come processo alchemico di mutamento della materia, soprattutto i metalli. Infine, e ad un livello ancora più profondo, trasformazione come metafora del viaggio dell’uomo verso l’autorealizzazione.

 

All’interno di questa cornice concettuale, il piano terra di BUILDING GALLERY propone il tema della conversazione tra natura e cultura, ponendo in dialogo la microfusione Alveare (2025) con La Casa dell’Arte (2025), un plastico in 3D che riproduce gli spazi della galleria: “una galleria-opificio che accoglie storie e coagula immaginazione così come l’alveare, posto frontalmente a questa che, diviene attivatore e moltiplicatore di energia per produrre nutrimento” (Marina Dacci).
Le due opere evocano così il virtuoso dialogo tra natura e cultura: in cui la natura diviene modello evolutivo in termini di edificazione e di funzionamento relazionale per i luoghi di cultura.

 

Il percorso espositivo prosegue con un capitolo denominato Distopie (2024), opere sviluppate su incisioni ad acquaforte del XVIII secolo, che si trasformano in vere e proprie aberrazioni del contemporaneo. Le tavole, infatti, accostano architetture classiche – paradigmi di antica bellezza e armonia – alla loro brandizzazione contemporanea, figlia della società dei consumi: “una realtà futuribile che prefigura una colonizzazione tecnologica e commerciale e l’imperante bombardamento di immagini, spesso violente e distruttive, a cui siamo sottoposti”.

 

Il concetto di trasformazione, declinato ora nell’idea di “identità multipla” è alla base del ciclo di ritratti Who is Christian Rosenkreutz (2024). Come osserva la curatrice “la serie amplia il concetto fluido di trasformazione identitaria da quella indefinibile a quella incerta, da quella esoterica a quella plurale”. Questo tema viene espresso da diverse personalità immortalate nei ritratti, trovando un naturale sviluppo anche nelle opere dedicate all’Androgino e il Doppio (2024) e in Studi sull’Alchimia (2024); tra queste ultime, è presentato Alchimia Mundi (2025), tratto da un salterio inglese del 1400, un libro d’artista di oltre cinque metri, che occupa una nicchia della sala, srotolandosi come una cascata e che accoglie un ricco immaginario sulla creazione del mondo.
Il percorso al piano terra si conclude con No Monster’s Land (2018) in cui il concetto di trasformazione si sviluppa sia come ibridazione sia come relazione vita-morte, intesa non come fine, ma come possibile forma evolutiva.

 

Al primo piano della galleria, la mostra propone un “affondo” sul teatro – altra grande passione di Cotognini – inteso come “macchina di memoria e di veggenza, strumento di conoscenza e di trasformazione dell’uomo e del mondo che lo accoglie” (Marina Dacci).
Protagoniste sono alcune opere della messa in scena del Parsifal rappresentato a New York nel 1904, installate emulando la struttura teatrale semi-ciclica del teatro di delminiana memoria. Di fronte ad esse, sono presentate, in forma di quadreria, alcune incisioni antiche di strutture teatrali, su cui l’artista è intervenuto iscrivendo oggetti e corpi che connotano simbolicamente i passaggi cruciali del dramma wagneriano.

La manica lunga del primo piano ospita la serie I 12 Cavalieri della Tavola Rotonda (omaggio a Salvator Rosa) (2024), i cui protagonisti si ispirano ai Cavalieri del Sacro Graal creando un ancoraggio con l’opera wagneriana presentata nello spazio principale.

 

Il percorso espositivo termina al secondo piano della galleria, in cui la declinazione del concetto di trasformazione è qui proposto come connessione profonda tra memoria e immaginazione. Protagoniste sono due macchine ottiche che divengono loci della memoria, in cui vengono sollecitate ed esaltate le possibilità di visione dello spettatore. Due opere dedicate ad Athanasius Kircher: un’anamorfosi che presenta due immagini di Kircher in giovinezza ed età avanzata che si rincorrono e si ricompongono; e una fusione in bronzo della testa del filosofo da giovane, da cui diparte la proiezione a pavimento della costellazione del Cigno – un omaggio all’idea kirkeriana di rapporto tra macrocosmo e microcosmo – instaurando un dialogo con le due opere dalla serie Mappe Celesti (2025): The Song of the Stars – Galileo e The Song of the Stars – John Dee,  entrambe sviluppate su incisioni originali del XVII secolo.

 

Con Transitum, dunque, i tre piani di BUILDING GALLERY si trasformano in un laboratorio alchemico, in una fucina, in un teatro. Suggestioni che accolgono il visitatore e lo invitano a immergersi nella poetica di Cotognini attraverso un percorso espositivo che assume la valenza di un’”educazione alla trasformazione”.

 

II progetto espositivo Transitum si estende – dal 3 aprile al 5 luglio 2025 – nella Galleria Moshe Tabibnia, in cui l’artista propone un dialogo fra i tessili della Collezione Moshe Tabibnia e la figura del cigno. Il cigno reale, una fusione in bronzo realizzata a grandezza naturale (L’Iperboreo, 2025), poggia le zampe su due teschi, trovando la sua collocazione nella Sala Brera al piano terra della galleria, insieme ad alcuni disegni preparatori.
Il cigno, immagine ricorrente nei lavori di Cotognini, è qui proposto come omaggio alla figura mitologica legata al culto di Apollo, emblema di purezza e rigenerazione.

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