Ritratto di Filippo Manzini, ph. Patrick Toomey-Neri

Filippo Manzini

La pratica di Filippo Manzini (Firenze, 1975) si è sempre focalizzata sulla relazione con lo spazio, con un particolare interesse per lo quello urbano. Sono ormai anni che il suo lavoro di scultore si esprime principalmente nell’ambiente esterno, in non-luoghi urbani. La sua ricerca sulla scultura e le installazioni site-specific d’arte pubblica hanno inizio a Los Angeles nel 2012. Nel 2017, Manzini crea Strength, un progetto su Milano che consiste in una serie di installazioni nel tessuto urbano del Naviglio Grande, cinque interventi lungo un percorso che dalla chiesa di San Cristoforo sul Naviglio giunge fino a Piazza Santo Stefano. Gesti generosi, che danno una misura all’ambiente, ne definiscono la forma o ne sottolineano la presenza e le linee di forza, in una sorta di mappa percettiva, che, in una sequenza di interventi, rende lo spazio urbano più accessibile e riconoscibile, in un ritrovato equilibrio, non per forza stabile. Le sue installazioni nella città richiamano l’attenzione su spazi ordinari, silenziosi, nascosti all’occhio proprio perché sotto gli occhi della quotidianità, brani mancanti di luoghi indefiniti o in attesa di definizione. Le opere site-specific ne disvelano l’esistenza, mettono in tensione i segni che ne evidenziano le dimensioni, ne completano le geometrie, conferiscono una misura, ricostruendoli, a spazi inattesi, insoliti ma presenti, del quotidiano.
Filippo Manzini esposto in mostre personali e collettive in varie istituzioni pubbliche e private e spazi di ricerca per l’arte tra le quali ricordiamo: Nonplusultra, Galleria Daniele Ugolini Contemporary, Firenze, 2007; Pittura /Materiale, Frittelli Arte Contemporanea, Firenze, 2009; ADC Contemporary, Bergamot Station Arts Center, Santa Monica, 2012 CA; Into Carrara, Galleria Nicola Ricci, Carrara, 2012; Artissima, Galleria Artra, Milano 2013: Equilibrium, un’idea per la scultura italiana, Galeria Mazzoleni, Londra/Torino, 2018.
Ha creato progetti per spazi di ricerca per l’Arte tra i quali: 25 hours a day, Villa Romana, Firenze, 2010; Open Studios, CCC contemporanea Strozzina, Firenze, 2010; Brewery Art Walk, The Brewery Arts Complex, Los Angeles, CA, 2012; Venice Beach Biennial, Hammer Museum, Venice Beach, CA, 2012; Florence, Istituto Italiano Cultura Berlino, Berlino, 2015; Dolomiti Contemporanee, Progetto Borca, Belluno, 2015; NUOVE //LA PRIMA PLASTICS, Residency, Vicenza, 2017; MARS – Milan Artist Run Space, Milano, 2018; VIR viafarini in-residence, Milano 2018; Dooppio registro, Spazio Gamma, Milano 2019; Spazio/Forma/Concetto, Fondazione Kenta a Milano, 2020; Spazio/Territorio, Archivio Agnetti, a cura di Giorgio Verzotti, Milano, 2022. Nel 2023 Manzini ha preso parte al progetto Orecchio Assoluto, ideato da Remo Salvadori e ospitato da ASSAB ONE.

Gli interventi nascono nel luogo e per il luogo: come sottolineava Sigfried Giedion (1888-1968) “l’uomo prende conoscenza dal vuoto che lo circonda e gli conferisce una forma fisica e un’espressione; l’effetto di tale trasfigurazione, che innalza lo spazio nel segno delle emozioni, è la concezione stessa dello spazio”. Con questa trazione tra azione, segno, materiale e spazio, le opere dell’artista rendono poeticamente evidenti quei vuoti che sono a volte scarti di spazi in bilico, piani e superfici in attesa di sostegni, ombre dense di una città schiacciata dalle sue stratificazioni e li innalza nel segno delle emozioni. Dai bui sottopassi, ai ponti di metallo, agli slarghi aperti, ma anche negli spazi chiusi, anfratti di una domesticità urbana incompresa. Nel fare scultura, l’artista opera anche nella performance, azioni che esegue in prima persona e in cui presenta allo spazio la sua scultura, fatta di materiali che assembla nel momento. C’è una necessaria relazione tra materiali, spazio e gesti. Tra l’ideazione e la realizzazione ci sono disegni preparatori, bozzetti e schizzi che rendono l’immagine dell’oggetto nello spazio. Il carattere effimero della performance riconsegna il senso di un momento, la restituzione di una misura dello spazio urbano in un istante, reso immutabile nel tempo grazie alla fotografia che sempre accompagna le sue opere come parte integrante di esse.

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