Nicola Samorì

Ph. Michele Piccirillo

Nicola Samorì

Nicola Samorì (Forlì, 1977). Partendo da copie minuziosamente realizzate di opere di grandi maestri, in particolar modo del Cinquecento e del Seicento, nelle quali domina lo scontro tra luce e ombra, Samorì le trasforma e reinterpreta con lo spirito turbato del nostro secolo. Fora, gratta, spella letteralmente la pittura attraverso un gesto repentino o meticoloso, dando vita a nuove opere che affondano le loro radici nella tradizione della storia dell’arte, per poi arrivare all’espressione del tormento con un linguaggio contemporaneo. Oltre che su tavola o tela, l’artista romagnolo dipinge anche su superfici come rame e pietre dure, integrando le loro peculiarità materiche nelle proprie opere. Anche l’affresco e la scultura sono tecniche da lui utilizzate. Samorì ha all’attivo due partecipazioni alla Biennale di Venezia (2015 e 2011). Negli ultimi anni sue mostre personali sono state ospitate a Palazzo Fava, Bologna (2021); al Mart di Trento e Rovereto (2020-21); alla Fondazione Made in Cloister e al MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli (2020). A queste si aggiungono ulteriori mostre personali all’estero in spazi istituzionali come lo Yu-Hsiu Museum of Art di Taiwan, la Neue Galerie di Gladbeck, il Center for Contemporary Art di Szczecin e la Kunsthalle di Tübingen. Ha partecipato a Le Nuove Frontiere della Pittura (2018) e L’Ultima Cena dopo Leonardo (2019), entrambe presso la Fondazione Stelline.

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