Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 5/12. Silvia Mariotti

ph. Simone Panzeri

 

Silvia Mariotti

Drowning Light, 2022

stampa inkjet su carta cotone e dibond, cornice in ottone patinato

71 x 71 cm

Ed. 1/3 + 2 AP

 

Installation view

Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) – 5/12. Silvia Mariotti

ph. Simone Panzeri

Equorea – 5/12. Silvia Mariotti

05.05.2023 – 02.06.2023

Dal 5 maggio al 2 giugno 2023, BUILDINGBOX ospita l’opera Drowning Light dell’artista Silvia Mariotti (Fano, 1980).

 

Si dice che gli umani siano riusciti a esplorare solo il 5% del fondo oceanico, mentre il restante 95% è ancora un mistero. Nella mitologia e nelle culture antiche gli abissi inesplorati del Pianeta sono fonte di fascinazione, rappresentando anche una dimensione onirica e latente. Caratteristica che, a partire dal Novecento, la psicoanalisi utilizza per identificare la parte inconscia del pensiero.

Il progetto fotografico di Silvia Mariotti, Drowning Light, nasce dall’osservazione del processo di formazione di alcune cianotipie, realizzate con elementi naturali o ritagli d’immagini che riproducono a loro volta elementi vegetali. La tecnica cianotipica si basa sull’impressione che le forme degli oggetti lasciano sul supporto, grazie all’esposizione solare e all’intervento di una soluzione chimica. Mariotti si concentra sul processo di trasformazione e sul passaggio da un’immagine latente a quella definitiva, creando una sorta di simulacro; tale passaggio è fissato dalla macchina fotografica durante la fase di sviluppo, nel momento in cui la soluzione chimica si distacca e dissolve con il movimento dell’acqua. Le immagini restituiscono quindi un processo fotografico attraverso la fotografia stessa, creando una sorta di cortocircuito del processo indicale e generando immagini ambigue che trasformano un processo meccanico in una suggestione d’indefinita natura che genera visioni di mondi subacquei.  Questi “giochi nell’acqua” sono tracce di piccoli universi che a loro volta narrano storie o celano misteri. Gli elementi vegetali che fluttuano all’interno delle immagini sono come suggerimenti, indizi o memorie, nascosti in ipotetici fondali o chissà dove, che aprono a luoghi non perlustrati o rivendicano un passato lontano, un istante del presente o distopie visionarie, fino a sfiorare la sfera più introspettiva e imperscrutabile dell’inconscio.

Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Silvia Mariotti allestisce un’opera fotografica del progetto Drowning Light sopra il fondo stampato su carta da parati di un’immagine che testimonia un momento precedente nello sviluppo dello stesso soggetto. L’opera è circondata da una costellazione di neon che rappresentano segni di luce, riproducendo idealmente il riverbero della superficie specchiante dell’acqua; come un’estensione dell’immagine stessa, questi riflessi fuoriescono dallo spazio circoscritto della cornice rifrangendosi sull’area circostante e creando disegni luminosi che sembrano pian piano dissolversi nell’ambiente, fino a lasciare fievoli reminiscenze.

 

L’esposizione costituisce il quinto appuntamento di Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi che, dal 7 gennaio 2023 al 9 gennaio 2024, coinvolge nello spazio di BUILDINGBOX dodici artisti contemporanei italiani, invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, scanditi dal calendario lunare.

Il titolo rimanda alla poesia Falsetto (1923) di Eugenio Montale, raccolta in Ossi di Seppia (1925), dove l’autore, presentando il personaggio di Esterina come una “equorea creatura”, parla del mare come della vita e della meraviglia di vivere senza preoccupazioni per il futuro: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”. L’immagine di Montale è rappresentativa della consuetudine umana di associare l’acqua all’esistenza. Mircea Eliade nel suo Trattato di Storia delle Religioni (1949) la descrive come la totalità delle virtualità, la matrice di tutte le possibilità di vita, fondamento del mondo intero. L’acqua è all’origine di ogni manifestazione cosmica, simboleggia la sostanza primordiale dalla quale nascono tutte le forme, e alla quale tornano, per regressione o cataclisma. L’acqua fu al principio e torna alla fine di ogni ciclo storico o cosmico. Esisterà sempre, mai sola perché germinativa, racchiudendo nella propria unità indivisa le virtualità di tutte le forme. Nella cosmogonia, nel mito, nel rituale, nell’iconografia, l’acqua svolge la stessa funzione: precede ogni forma e sostiene ogni creazione. Simbolo di vita, dà al divenire universale una struttura ciclica.

 

Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree vive (che si verificano mensilmente quando Luna, Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 1982),  Barbara De Ponti (Milano, 1975), Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).

 

Gli interventi presentati in Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti come site-specific (in alcuni casi inediti e in altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni elemento naturale e più in generale come forma di vita e di possibilità di creazione. Tematica che non è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che genera anche una particolare riflessione verso scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al suo deperimento. L’origine dell’acqua sul nostro pianeta non ha ancora trovato una spiegazione scientifica certa; generata dalla frantumazione di comete o meteoriti precipitate dallo spazio o da esplosioni vulcaniche in tempi antichissimi, la sua presenza risale nell’immaginario collettivo al momento mitologico della creazione che racchiude idealmente l’esistenza possibile di ogni cosa.

 

 

Artisti

News

Press